Gian Genta 63 anni è nato Savona dove risiede.
Un signore che nonostante le sberle della vita non lo abbiano risparmiato ha un bel daffare nel mostrare pragma e disillusione: lo frega l'anima, quella che quando la possiedi non puoi mettere a tacere.
“ Il mio amore per l'arte - spiega Gian Genta in una recente intervista - nasce istintivo, indipendente e perseverante non riesco a retrodatarlo, essendomi dedicato fin dagli anni 60 prima alla pittura poi all'intarsio del legno in seguito alla stesura di versi ed aforismi e quindi alla ceramica. Autodidatta, impegnato come chi ingenuamente è alla ricerca della verità, ho sempre rifiutato ogni principio accademico sia per soddisfare la ragione dei miei errori, sia per non sentirmi strozzato dalla gratitudine verso un qualche maestro. ”
Personalità complessa ed inquieta quella di Gian Genta, Paolo Castellucci nel 1974 a proposito dei suoi quadri parla su ECO D'ARTE di un giovane artista che percorrendo sul veicolo delle immagini le tappe di quel complicato essere chiamato uomo, bersaglia la società e la storia isolandole in una sorta di dimensione artificiale dove il giuoco e l'ironia assumono l'aspetto accusatore per un illusorio processo al quotidiano.
Assiduo frequentatore dei circoli e della mitica scuola artistica Albissolese fin dagli ani 60 - 70 Gian Genta vive a stretto contatto con i più grandi nomi dell'arte italiana con cui ha un rapporto di amicizia ma al tempo stesso di riservatezza e di rispetto affascinato dalle differenti qualità di Sassu, Fabbri e Fontana ed altri con cui ha avuto modo di ragionare e di riflettere.
Ed è proprio in Aligi Sassu che Gian Genta si riconosce maggiormente per quel suo primitivismo incentrato sulla figura e per quella sua passionalità gestuale ed arcaica con cui Sassu infrange le regole della decorazione e della forma.
E non solo.
Sassu è un poeta impegnato politicamente e socialmente, un artista con una marcia in più, che riesce nei versi lucidi ed impietosi a trasmettere tutto l'inappagato, quando i colori devono tacere e le proiezioni dell'anima si possono esprimere solo con le parole.
Come artista Gian Genta ha trovato solo in anni recenti un crescente interesse da parte di critica e pubblico: esaurita l'animosità politica che per lunghi anni lo ha dominato, con il nuovo millennio trasforma il proprio vissuto personale in forme di partecipazione artistica immediate, alternando la terra all'inchiostro e facendo scivolare segno e colori nell'argilla come nella poesia alla ricerca di quella luce che deve avvolgere.
Nel 2002 esce la sua prima raccolta di immagini e pensieri " Fiori di Ortica" a cui dedica la copertina l'amico artista Giorgio Moiso, nel 2005 il secondo libro in versi ed aforismi " Passato accanto " la cui copertina, un angelo in camicia di forza, vede l'intervento di Gianni Celano Giannici, artista con cui Gian Genta ha convissuto i migliori momenti culturali della Albissola di Lam, Fontana, Jorn, Sassu, Rossello, Fabbri, Salino, Siri, Sabatelli, Bonelli, e di tanti altri ancora come il generoso Sandro Soravia che oggi lo ospita nel proprio atelier per la cottura delle sue ceramiche.
Fondamentale è stata la sperimentazione con la creta, di qui le sue teste,
i suoi busti, le sue figure umane, in ceramica smaltata a terzo fuoco, con quei volti che ricalcano quelli di statuette in soluzioni biomorfe e che sono al contempo critica e visione piena dell'umanità d'oggi.
Una ricerca intimista, palese, un espressionismo non solo formale ma pienamente assimilato e rielaborato secondo parametri di assoluta originalità,
un primitivismo forte, talora disturbante e grottesco, ma vivo e profondamente vero, assoluto come si potrebbe definire, nell'essere insieme primi - genio e attuale.
Hanno scritto
Il Secolo XiX
La Stampa
Stampasera
Il Giornale
La Repubblica
Il Lavoro
Il Corriere mercantile
Il Messaggero
Il Giorno
La Nazione... ... . e numerosi altri periodici